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DIETRO la BARRIERA

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I CIRCENSI APPLAUDITI DAI SANTI

Il Papa il 21 ottobre scorso (2001) ha beatificato Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi. Per la prima volta nella storia della Chiesa abbiamo visto elevata alla gloria degli altari una coppia di sposi: beati non "malgrado" il matrimonio, ma proprio in virtù di esso. Non hanno fondato con­gregazioni. Non sono partiti missionari per terre lontane Semplicemente hanno vissuto il loro matrimonio come un cammino verso Dio facendosi santi.
La beatificazione dei coniugi Quattrocchi è avvenuta segnando una svolta, per così dire "storica", sul modo comune di concepire la santità: non più soltanto appannaggio di suore, sacerdoti e singoli fedeli, ma un cammino aperto e praticabile da tutti gli sposi cristiani.
Luigi Beltrame era nato a Catania il 12 gennaio 1880; adottato da uno zio senza figli, che gli dà il suo cognome, Quattrocchi, si trasferisce con lui a Roma dove studia Giurisprudenza. Qui conosce Maria Luisa Corsini, figlia unica di genitori fiorentini, di quattro anni più giovane. Una ragazza piena di doti: colta, sensibile e raffinata, amante della letteratura e della musica.
Le nozze vengono celebrate nella Basilica di S. Maria Maggiore a Roma il 25 novembre 1905. L'anno seguente nasce il primo figlio, Filippo, seguito da Stefania (nel 1908), Cesare (1909) ed Enrichetta (1914). Crescendo abbracceranno tutti la vita religiosa: Filippo (don Tarcisio), sarà sacerdote diocesano, Stefania (suor Maria Cecilia), monaca benedettina, Cesare (padre Paolino), monaco trappista, ed Enrichetta, l'ultima nata, consacrata secolare. Ad eccezione di Stefania, scomparsa nel 1993, i fratelli sono ancora viventi e di veneranda età, attivi e lucidissimi nel far memoria della santità dei loro genitori, che furono sposi ed educatori davvero esemplari.
Luigi, avvocato generale dello Stato, fu professionista stimato e integerrimo, fu amico di Don Sturzo e di Alcide De Gasperi; senza mai prendere una tessera di partito, esercitò l'apostolato nella testimonianza cristiana offerta nel proprio ambiente di lavoro, laico e refrattario alla fede; trattava tutti con profonda bontà, soprattutto i "lontani", aiutava i bisognosi che bussavano quotidianamente alla loro porta di casa, in Via Depretis, sul colle Viminale.
Maria, una scrittrice assai feconda di libri di carattere educativo era infermiera volontaria della Croce Rossa, durante le due guerre si prodigò instancabilmente per i soldati feriti; catechista attivissima per le donne del popolo nella parrocchia di S. Vitale, organizzò i corsi per fidanzati, autentica novità pastorale per quei tempi.
Non è certo possibile riassumere in poche righe la straordinaria vicenda umana e spirituale dei coniugi Beltrame Quattrocchi. La loro esistenza di sposi fu un cammino di santità, un andare verso Dio attraverso l'amore del coniuge. Cinquant'anni di vita insieme, senza mai un attimo di noia, di stanchezza, ma conservando sempre il sapore continuo della novità.
Sui coniugi Beltrame Quattrocchi è stato scritto un libro che raccoglie i tanti aspetti della loro vita familiare intitolato "Una aureola per due". Raccoglie tante memorie che figli hanno raccontato sui loro genitori, anche delle vacanze, della vita sportiva, delle feste e del di­vertimento. Tra le altre cose si legge: "Durante le feste di Natale il papà accompagnava volentieri i bambini al circo". Siamo in quel periodo tra le due guerre.
Era l'epoca dei Circhi Togni, Orfei, Medrano, Caveagna ecc. Nasceva l'epopea della grandi famiglie.
Non sappiamo quali fossero i circhi che hanno ricevuto gli applausi dei due "santi", certamente chi lavorava in pista non poteva immaginare che tra gli spettatori, una delle tante famiglie, sarebbe diventata di esempio a tutte le famiglie cristiane. Non possiamo sapere quanto "bene" questi nostri due amici hanno ricevuto dalla allegria dello spettacolo circense, questo però ci dovrebbe far riflettere. Anche oggi non sappiamo chi sta seduto in gradinata e nei palchi, non sappiamo quale potrà essere il loro futuro, ma siamo certi che dal nostro spettacolo potranno ricevere un po' di allegria, un po' di serena bontà e chissà se quello che riusciamo a fare e donare non aiuti qualcuno di loro nel cammino verso la santità. Non si diventa santi per qualche speciale virtù eroica, ma semplicemente perché si ama. E l'amore è possibile a tutti. Anzi: il matrimonio e la famiglia sono naturalmente luoghi di amore ... Non si ama un generico "prossimo" ma questa persona che è mio marito, mia moglie, mio figlio, il mio genitore, mio fratello: su questa strada i coniugi Beltrame Quattrocchi si sono incamminati e sono diventati un segno che questo è possibile per tanti di noi.

In Cammino 2001-3